E’ iniziata la corsa alla specializzazione per il sostegno.
Sono 50 le Università che, fino al 7 luglio, organizzano corsi per rilasciare la specializzazione per il sostegno: al via dunque i test di preselezione per scremare i circa 29mila aspiranti docenti che hanno presentato domanda.
Da settembre, tuttavia, poco cambierà per le migliaia di alunni con disabilità per le loro famiglie.
Lo scorso maggio, col decreto voluto dalla ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini, è partito l’ottavo ciclo di Tfa per il sostegno: il Tirocinio formativo attivo che, attraverso una formazione universitaria ad hoc, laurea i docenti con le competenze giuste per affiancare gli alunni H in classe e per supportare anche tutti gli altri.
Il bando prevede che il test si svolgerà soltanto se le domande pervenute sono state superiori al doppio dei posti messi in palio da ogni singolo ateneo per il segmento scolastico in questione: Infanzia, primaria, primo grado e secondo grado. In caso contrario tutti i candidati accedono direttamente alla prova scritta. Cui seguirà una prova orale e la valutazione finale per stabilire chi avrà accesso al corso di formazione, della durata non inferiore a otto mesi, per acquisire i 60 Cfu (i crediti formativi universitari) che formeranno i futuri docenti di sostegno della scuola italiana.
Il test di ammissione durerà due ore e almeno 20 dei 60 quesiti serviranno a verificare le competenze linguistiche e la comprensione dei testi in lingua italiana.
Ieri sono stati chiamati ad affrontare il quizzone di 60 domande a risposta multipla gli aspiranti docenti di sostegno all’infanzia.
Oggi, con le stesse modalità, è stata la volta di coloro che vorranno insegnare alla primaria.
E domani 6 e infine il 7 luglio si cimenteranno i futuri professori di sostegno della media e del superiore.
Superate tutte le prove, gli aspiranti maestri e professori di sostegno dovranno sborsare cifre che vanno, in media, dai 500 ai 2mila euro fino ai 4mila e 100 euro previsti dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.
A conti fatti, gli atenei italiani incasseranno oltre 113 milioni di euro.
I numeri della disabilità
Nel 2012/2013, gli alunni disabili che frequentavano le scuole statali erano poco più di 205 mila e i relativi docenti di sostegno erano circa 101 mila.
Nel 2023, invece, ci sono stati poco più di 290 mila alunni H che hanno visto impegnati oltre 220 mila docenti di sostegno, di cui 103 mila in deroga alla normativa vigente.
In poche parole, in dieci anni gli alunni che hanno bisogno del sostegno sono cresciuti del 41 per cento mentre i docenti di sostegno, grazie agli interventi del Tar che ha condannato il ministero anche a risarcire il danno subito dalle famiglie, sono più che raddoppiati.
Secondo il Segretario generale Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile. ” le nuove specializzazioni sono un numero “assolutamente insufficiente”.
” Aumenta -spiega D’Aprile – il numero di alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, ma quasi il 40 per cento dei docenti non possiede una formazione specifica. Bisogna abolire il numero chiuso dai percorsi universitari che specializzano sul sostegno per non costringere i docenti a recarsi all’estero ed occorre, infine, trasformare i posti in organico di fatto in posti in organico di diritto”.
A fronte di 18mila e 500 posti vacanti nell’organico stabile infatti, le università specializzeranno appena 4.175 nuovi docenti. Su il territorio nazionale, i posti vacanti superano le 26 mila e 500 unità.
E se anche per il prossimo anno verrà confermato lo stesso numero di posti in deroga, 103 mila, dell’anno appena concluso, i precari potrebbero avvicinarsi alle 130 mila unità.