Puntuale come ogni anno, alla fine di gennaio, si chiudono le iscrizioni per l’anno scolastico successivo nelle Scuole secondarie superiori italiane.
I dati parlano chiaro: A livello nazionale le iscrizioni ai licei crescono di un punto e mezzo percentuale, e passano così dal 56,6 per cento al 57,1 per cento.
Ma a crescere non sono i licei tradizionali, come il Classico che scende sotto la soglia del 6 per cento o lo Scientifico, che resta sostanzialmente stabile; bensì le scuole Tecnico-scientifico, quelle per intenderci, dove non si studia il latino.
Più di tutti cresce il Liceo delle Scienze Umane che passa dal 10.3 all’11, 2 con l’incremento maggiore fra tutti gli indirizzi. Anche il Liceo Linguistico si espande passando però solamente dal 7,4 al 7,7. Stabili invece i Licei Musicali e quello Europeo – Internazionale. Meno 0,6 per cento invece per il Liceo Artistico.
Quelli che un tempo venivano chiamati Itis calano ancora di un punto, passando dal 20,4 al 19.4 per cento. Informatica e telecomunicazioni si attestano intorno al 6 per cento, poco più del 2 per cento invece meccanica, meccatronica e chimica.
Per quanto riguarda la Formazione Professionale, i dati sono registrati direttamente dalle Regioni e in quelle meridionali non vengono dichiarati.
Quello che emerso con certezza è che il Veneto conta il maggior numero di iscrizioni ai Tecnici, il Lazio i licei e l’Emilia Romagna gli Istituti professionali.
E in Lombardia?
La situazione della Lombardia non è molto diversa: Anche qui calano il Liceo Classico e lo Scientifico e cresce il cosiddetto “liceo leggero”. Ma un +0,3 degli Istituti Tecnici ed un + 0,2 dei Professionali potrebbe fare ben sperare.
La tendenza a disertare la formazione per il lavoro, soprattutto nel campo tecnico scientifico, però non è solo italiana.
Nell’Occidente il figlio fino alla maggiore età, ed anche oltre, frequenta una scuola che non lo porta direttamente al lavoro, perché la famiglia non ne ha bisogno.
La tendenza ad una formazione per il lavoro relativamente precoce anche è rimasta forte solo nel Centro Europa, dove però si fa fatica a trovare i candidati per le formazioni STEM (Science, Technology, Engeneering and Mathematics).
In tanti infatti si iscrivono agli Istituti tecnici per trovare più facilmente lavoro, anche per l’alternanza Scuola-lavoro prevista dagli stage.
Eppure le morti di Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta, tutti impegnati in percorsi di formazione in aziende, hanno rimesso sul tavolo delle discussioni Governo e parti sociali per affrontare il tema della sicurezza sul lavoro.
Uil Scuola ha chiesto infatti un protocollo specifico, siglato da tutte le parti in campo.
“Proponiamo – spiega il Segretario regionale Uil Scuola Lombardia Abele Parente – di istituire a livello regionale un Registro delle imprese selezionate secondo gli standard minimi obbligatori, da condividere a livello nazionale. Le studentesse e gli studenti devono ricevere un’adeguata formazione, erogata in presenza, sul tema salute e sicurezza, sia per le caratteristiche generali sia per i rischi specifici”.
Fondamentale per Uil Scuola anche istituire un fondo per la formazione dei tutor.
“Infine, occorre ripristinare – conclude Parente – i Comitati di monitoraggio Alternanza Scuola-Lavoro, istituiti presso le Camere di Commercio, a partecipazione trilaterale, con le parti sociali, le istituzioni locali e gli UAT (ex Provveditorati provinciali).