Elezioni Rsu 14,15 e 16 aprile: l’intervista al Segretario generale Giuseppe D’Aprile

“Le persone al centro delle scelte”: non un semplice slogan ma un principio che muove l’azione sindacale della Uil Scuola Rua. Lo stesso principio con cui la Federazione si presenta alle elezioni delle Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) dal 14 al 16 aprile. In cima al programma elettorale il precariato, “una vera emergenza sociale” afferma il Segretario generale Giuseppe D’Aprile, presentando a Orizzonte Scuola le rivendicazioni del Sindacato.

Perché è importante votare il 14, 15 e 16 aprile?

Le elezioni Rsu rappresentano un momento di democrazia fondamentale e un appuntamento importante per il mondo della scuola e di tutto il pubblico impiego. Saremo chiamati a scegliere i rappresentanti all’interno delle scuole per rafforzare la voce di chi, ogni giorno, contribuisce con il proprio lavoro alla crescita e al futuro del nostro Paese. Una bella occasione di consapevole scelta democratica, da affrontare nel rispetto delle idee altrui. In un contesto in cui la scuola richiede regole certe e un impegno coerente, la Federazione Uil Scuola Rua si conferma un punto di riferimento sicuro e affidabile. Lo abbiamo dimostrato rivendicando la tutela di una scuola statale e nazionale. La leva strategica per la Uil sono e saranno sempre le persone che nelle scuole vivono quotidianamente ingiustizie e per difendersi l’unica strada è quella della contrattazione per influire sulle decisioni assunte nel pieno rispetto dei diritti del singolo definito nel contratto nazionale. La professionalità dei nostri candidati, insieme all’esperienza dei nostri dirigenti sindacali, saranno al servizio della trasparenza e della tutela dei diritti. Con le credenziali di sindacato indipendente, plurale, libero, laico chiederemo il voto per le nostre liste e per i nostri candidati che condividono gli stessi valori di libertà e giustizia sociale. E ancora una volta, siamo sicuri, prevarranno lo stile, l’equilibrio, la determinazione, la competenza, la proposta.

Le persone al centro delle scelte: questo il vostro slogan. Ci spieghi meglio?

Nel nostro lavoro contano le persone. Mettere “le persone al centro delle scelte” non rappresenta un semplice slogan, ma un principio guida che ha ispirato ogni nostra decisione. Lo slogan “LE PERSONE AL CENTRO DELLE SCELTE” sintetizza il nostro impegno e i nostri valori. Coraggio, coerenza, trasparenza e soluzioni concrete: è così che muove la nostra azione sindacale. Tante voci che esprimono l’orgoglio di un lavoro importante, di una professione nobile e preziosa, in un momento complesso che la scuola sta vivendo e che necessita di collegialità e dialogo diretto con le persone che vi lavorano, allo scopo di condividere strategie e linee politiche.

In cima al programma delle elezioni,  il precariato. Un caso o è la priorità tra le urgenze?

Non è un caso ma una delle nostre rivendicazioni che ormai portiamo avanti da circa tre anni. Una vera emergenza sociale senza precedenti. 280mila precari, ATA compresi. Gli insegnanti precari della scuola italiana sono raddoppiati in otto anni, passando dal 12% del 2015 al 24% del totale nel 2023. Una crescita costante, che ha attraversato governi e maggioranze diverse, da valutare, in media, quasi due punti percentuali ogni anno scolastico, arrivando al dato di 234.576 insegnanti precari su un totale di 943.68 docenti in servizio, che sono ulteriormente aumentati nel 2024. Nel personale Ata uno su cinque è precario. Secondo il dato di analisi relativo al 2023, il 21,64% del personale ha un contratto a tempo determinato. Otto anni fa la percentuale era del 12,75%. Nel 2024 si registrano più di 60mila contratti a tempo determinato.
Un sistema di reclutamento farraginoso e fallimentare. Su questi temi abbiamo avanzato proposte concrete: la trasformazione dell’intero organico di fatto in organico di diritto, che permetterebbe non solo di assumere il personale precario su tutti i posti vacanti oggi disponibili ma soprattutto eviterebbe un numero esorbitante di supplenti che non garantiscono la continuità didattica agli alunni. Rendere strutturale il reclutamento dei docenti abilitati o specializzati sul sostegno già presenti nelle GPS.
La stabilizzazione può diventare volano di crescita per l’intera economia del Paese, per cui stabilizzare comporta un doppio vantaggio: il primo, la certezza di una scuola con il personale in servizio già dal primo di settembre e un’economia che trova un nuovo slancio derivante dagli oltre 250 mila precari che iniziano a vedere un possibile futuro “certo”.

Sul sostegno, in particolare, si sfiora il 60 per cento . Cosa non funziona?

Nonostante il nostro sistema di inclusione rappresenti un modello a cui si ispirano diversi paesi europei, migliaia di alunni con disabilità non hanno insegnanti specializzati; quelli specializzati non hanno un posto. La scuola non può essere condizionata da scelte individuali. Siamo preoccupati di ciò che accadrà nelle scuole. Le famiglie, infatti, senza alcun criterio di trasparenza, potranno scegliere o individuare gli insegnanti per i propri figli. Per questo motivo il decreto che prevede ciò, lo impugneremo nelle sedi opportune. Per garantire docenti specializzati a tutti gli alunni con disabilità è necessario mettere in stretta relazione il numero dei posti per l’accesso ai corsi di specializzazione con il fabbisogno territoriale. Ciò eviterebbe di assegnare agli alunni con disabilità docenti senza titolo. Inoltre, specializzare i docenti in Italia eviterebbe di recarsi all’estero per conseguire il titolo, cadendo, nella maggior parte dei casi, nella morsa della speculazione. È fondamentale assumere in ruolo tutti i docenti con specializzazione non solo attraverso i concorsi, ma anche attraverso le graduatorie per le supplenze (GPS) in cui sono presenti migliaia di docenti già specializzati.

E poi c’è la questione sempre aperta degli stipendi. Inflazione, docenti e ATA fuori sede… Si tocca direttamente la vita delle persone. Si è aperta da poco la trattativa sul nuovo CCNL. Lo scorso anno non avete firmato. Si può fare qualcosa per cambiare concretamente la rotta?

Un rinnovo atteso da 1 milione e 200 mila lavoratori che è partito in forte ritardo e che riguarda un contratto già scaduto. Inoltre, è ormai nota a tutti la situazione economica dei lavoratori in Italia: dal 2008 ad oggi la retribuzione ha perso quasi il 9% del potere di acquisto e l’Italia si colloca all’ultimo posto dei paesi del G20 in tema di stipendi. In particolare, i dipendenti della scuola risultano i meno pagati nel pubblico impiego. I dati confermano quanto da noi sostenuto da tempo rispetto al divario tra i lavoratori della scuola e quelli degli altri settori pubblici: in Italia i laureati guadagnano 65.000 euro l’anno, mentre nella scuola si arriva ad appena 29.000 euro di media. Fin dal primo incontro in ARAN abbiamo rilevato come i 3 miliardi di euro stanziati per il rinnovo contrattuale per il personale della scuola, già noti grazie alla legge di bilancio, risultano del tutto insufficienti. Gli aumenti previsti, che si aggirano intorno ai 136 euro lordi medi mensili, al netto dell’indennità di vacanza contrattuale già percepita dai lavoratori si riducono a circa 56-57 euro lordi medi mensili, una cifra che non tiene conto dell’attuale contesto economico. A fronte di questo quadro ingeneroso, il nostro approccio è stato senza pregiudizi e con proposte concrete: detassare gli aumenti contrattuali e utilizzare da subito le risorse accantonate per il contratto 25/27. Riteniamo che questi possano essere interventi effettivi tali da garantire un rinnovo contrattuale dignitoso per il personale scolastico con le risorse al momento disponibili. Inoltre, un’altra nostra rivendicazione è quella dell’uniformità delle retribuzioni nei vari ordini di scuola, senza nessuna differenziazione di stipendio tra i docenti della scuola dell’infanzia e primaria rispetto a quelli della scuola secondaria, come accade ora, in quanto siamo ormai in presenza dello stesso titolo di studio di accesso alla professione. Abbiamo più volte ribadito che i ruoli possiedono peculiarità diverse ma hanno i medesimi obiettivi: istruire ed educare ragazze e ragazzi che rappresentano il futuro del nostro paese. Anche questo aspetto sarà da noi avanzato nel prossimo rinnovo contrattuale. Fin quando la scuola sarà considerata come qualsiasi altra spesa pubblica non avrà mai la considerazione che merita in termini di retribuzione. È necessario escluderla dai vincoli di bilancio e investire in essa senza restrizioni. La nostra proposta è quella di istituire un capitolo specifico di spesa per l’adeguamento stipendiale dei lavoratori della scuola in cui fare confluire, annualmente, ulteriori risorse.

Altro tema che vi sta a cuore: le scuole italiane all’estero. Anche lì non mancano i problemi. Cosa proponete?

Il Sistema della formazione italiana nel mondo (SFIM) conta 674 unità di personale scolastico inviate dall’Italia – docenti, dirigenti e amministrativi – che operano nelle scuole statali italiane all’estero. A questi si aggiungono 118 docenti in servizio nelle Scuole Europee. Le scuole statali italiane all’estero costituiscono l’asse portante per la diffusione e la promozione della lingua e cultura italiane nel mondo.

La contrattazione, di conseguenza, deve conseguire i seguenti obiettivi:

  • Relazioni sindacali: definire specificità del settore e modalità per assemblee e contrattazione.
  • Autonomia scolastica: istituire un fondo d’istituto, estendere gli organi collegiali e stabilire criteri di assegnazione delle risorse.
  • Diritti del personale: garantire assenze, congedi, ferie, permessi e formazione, estendendo le tutele del CCNL Istruzione e ricerca anche al personale in servizio all’estero.
  • Retribuzione: definire il trattamento economico del personale a tempo determinato.
  • Mobilità professionale: ridefinire requisiti, criteri e durata della destinazione all’estero per garantire un servizio qualificato. Queste le nostre proposte.

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