In alcuni licei di Roma, da alcuni anni si sperimentano le più disparate competizioni tra studenti, che spaziano dalle più tradizionali gare sportive fino alle olimpiadi di matematica.
E ancora, gare di creatività, filosofia o di scienze fino all’ideazione di un conio tutto nuovo o alle gare di memoria sullo sterminio della “Shoah”.
Iniziative e competizioni che diventano occasioni di apprendimento e stimoli motivazionali, nonché l’opportunità di vivere uno scambio, culturale e umano, con i coetanei appassionati alle stesse specificità disciplinari.
Tuttavia, è lecito domandarsi se la costruzione di una gara, in sé, non possa rappresentare, invece, un limite educativo e un freno alla profittabilità di quelle occasioni di scambio e condivisione.
Sul rapporto tra competizione e cooperazione in educazione esiste un’ampia letteratura scientifica, che per molti anni ha ritenuto di contrapporre un modello presuntivamente competitivo, legato cioè allo sforzo individualistico dell’alunno, associato alla scuola tradizionale, per suggerire invece l’adozione di strategie basate sulla cooperazione (ad esempio il cooperative learning), proprio per superare un modello educativo considerato escludente.
Certo è che nel concetto di gruppo-classe e di rappresentanza della classe, con un Consiglio di docenti di riferimento non si può non riconoscere una dimensione del collettivo.
E’ però altrettanto vero che vengono valorizzati, al contempo, anche i percorsi individuali: dai Pcto ai piani per gli studenti – atleti, dalla costruzione di un curriculum ad hoc per lo studente all’e-portfolio (la cui introduzione è prevista per il prossimo anno scolastico) che tendono sempre di più allo sgretolamento del collettivo esaltando, invece, la dimensione competitiva.
Ed esiste anche una ulteriore ipotesi di lavoro didattico, che prova a conservare l’idea di un superamento del collettivo-classe per dare spazio a passioni disciplinari del tutto personali, mantenendo però una educazione alla condivisione che possa portare a sperimentare percorsi individuali: è quanto accade in rete, ad esempio, praticamente ogni giorno.
Da tutto questo è nata l’idea di Philo – Forum, la giornata dedicata al dialogo filosofico nelle scuole, sperimentata già in nove Licei della Capitale.
Un forum dove i relatori sono tutti studenti della scuola secondaria, mossi dalla comune passione per la filosofia.
Passando attraverso la produzione di un breve abstract, sulla base di un quesito elaborato da un comitato scientifico (composto da un docente di filosofia per ciascuno dei licei coinvolti), gli studenti hanno raccolto le idee e proposto una propria tesi originale, guadagnandosi così il diritto alla partecipazione. Un’attenta selezione di otto abstract tra quelli proposti, da parte dei docenti, ha poi definito un programma dell’evento, senza selezionare gli studenti più preparati, ma promuovendo la possibilità di affrontare il medesimo tema dal maggior numero possibile di prospettive.
E così nella giornata dedicata alla filosofia, avvenuta lo scorso 17 febbraio, non ci sono stati né vincitori né vinti ma si sono ascoltate tante tesi, proposte, idee, critica e paradossi che sono alla base di ogni percorso di crescita, sia esso collettivo o individuale.
Insomma nella disputa didattica di sempre, tra condivisione e competizione gli studi pedagogici sembrano voler far capire agli studenti che esiste anche un altro modo di stare al mondo, che non si risolve nel prevalere o soccombere ma si stempera, il più delle volte, in quella solidarietà umana e studentesca, che è più forte di ogni primato individuale.
(fonte Micromega)