A spiegarlo il libro di Pagliaro che sarà presentato alla Feltrinelli Duomo di Milano martedì 21 febbraio alle 18.30: Boomers contro Millennials. 7 bugie sul futuro e come iniziare a cambiare di HarperCollins pagg. 160, euro 17,50).
Ma chi sono Boomers e Millennials?
I primi sono i nati tra il 1946 e la metà degli anni Sessanta, quelli che hanno incassato i benefici del boom economico ma hanno anche contribuito a crearlo.
I secondi sono nati tra il 1980 e la metà degli anni Novanta, cosiddetti perché si sono affacciati alla vita adulta al principio del nuovo millennio.
In più c’è la generazione X, quella di mezzo, i nati tra il Sessantotto e il 1979 con i genitori impegnati a fare famiglia e, infine, la generazione Z, e cioè i nati negli anni Zero del nuovo secolo.
Beniamino Pagliaro, giornalista, caporedattore di Repubblica Torino, fondatore della fortunata newsletter Good Morning Italia, nato nel 1987 dovrebbe schierarsi nei Millennials ma in realtà il suo libro è super partes.
Il suo è il racconto, documentato, di una specie di armistizio imbelle che ha segnato l’ultimo trentennio, una involontaria e scellerata tregua generazionale fondata sull’inerzia – i boomers incassano e danno pacche sulle spalle, i millennials subiscono le disgrazie del loro tempo e recriminano senza concretezza, la generazione X si fa un po’ i fatti suoi, e quella Z contesta tutti tranne sé stessa.
Pagliaro racconta senza accademia come si sono sgretolate tutte le illusioni di una progressione costante del benessere e delle opportunità, il crollo dei comandamenti sociali, e in Italia peggio che altrove, che milioni di genitori e nonni avevano scolpito nell’inconscio dei pargoli: studia e troverai il lavoro che sogni, lavora e comprerai casa, smetti di lavorare e avrai una buona pensione.
Ma le cifre presentate nel libro mettono in fila l’evidenza degli squilibri, degli scalini delle ingiustizie o più spesso scaloni, e dimostrano come timidi segnali di ripresa sono basati sulla svalorizzazione del reddito da lavoro, sul prelievo invisibile e forzoso dalle tasche dei giovani lavoratori precari, autonomi, partite Iva e piccoli imprenditori.
Significativo anche il confronto ideologico tra Bonaccini e Schlein:
“Un’ora di lavoro precario deve essere pagata di più di un’ora di lavoro stabile», dice Bonaccini. «Macché, il lavoro precario va cancellato” e Schlein repica…
Il conto, insomma, lo hanno già pagato i millennials, senza le garanzie dei padri, senza la possibilità di accedere ad un mutuo, o al mercato del lavoro. Ma il libro di Pagliaro non è una lagna, piuttosto un onesto lavoro di demistificazione degli alibi che nel dibattito pubblico si sono creati per trovare sempre un colpevole di comodo, o un’assoluzione gratuita.
(Fonte: Repubblica)