PER LA SCUOLA QUALI SAREBBERO LE MISURE IMMEDIATE?
Il decreto, nel suo insieme, è un provvedimento che contiene misure immediate tese a superare la crisi che ha colpito imprese, lavoratori e famiglie.
Per la scuola, invece, quali sarebbero le misure immediate?
>>> Salterebbe il concetto di comunità educante, posto a base dell’ultimo rinnovo del contratto scuola e si introdurrebbe, invece, il principio della differenziazione e della competizione tra docenti.
>>> Il docente esperto rimarrà un traguardo irraggiungibile per quanti andranno in pensione nell’anno scolastico 2031/2032 e in tutti gli anni precedenti, i quali, per assurdo, risultano essere proprio i più “esperti” per l’esperienza accumulata negli anni.
>>> L’insegnante dovrà restare nella stessa scuola per almeno il triennio successivo al conseguimento della qualifica di esperto.
>>> Un lungo percorso di formazione individuale, come dichiarato dal Ministro Bianchi: «incentrato sul digitale, per potenziare le conoscenze di base e pedagogiche e sviluppare competenze sempre più necessarie nella vita delle scuole» che nulla ha a che fare con quanto sta accadendo a scuola.
Nessun corso che insegni a insegnare – osserva il segretario generale della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile – aiuterà a preparare una buona lezione e la tecnologia, nella scuola, deve rappresentare non un fine ma un mezzo che, affiancandosi alla didattica tradizionale, contribuisca a stimolare spirito critico e non nozionistico.
>>> LO STRALCIO dell’art. 38 del decreto è quello che la UIL Scuola richiederà alle forze politiche che (a partire dal 6 settembre ed entro l’8 ottobre prossimi) saranno chiamate a convertire/cancellare una norma intellettualmente misera ed economicamente risibile e ridicola che, con l’introduzione di un ‘corpo estraneo nella comunità educante’, allontana la scuola dai principi tracciati dalla Costituzione, scatenando la guerra tra i docenti fra i peggio pagati d’Europa, ai quali, invece, non si è capaci di rinnovare un contratto di lavoro scaduto ormai da molti anni.
Vale la pena di ricordare, che spetterà comunque alla contrattazione l’ultima parola, in quanto la legge – mette in chiaro D’Aprile – è sempre derogabile dal contratto collettivo nelle materie espressamente demandate e, quella della formazione del personale, lo è a pieno titolo.
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